Che cos’è?
Tutti noi possiamo essere un pò in ansia per alcune situazioni della nostra vita. Ad esempio, se dobbiamo sostenere un esame, se dobbiamo sottoporci ad una visita medica delicata, se siamo in attesa di una risposta importante, se abbiamo recentemente perso il lavoro oppure se è appena mancata nella nostra vita una persona cara, possiamo provare una certa ansia, naturale e non patologica. Questa emozione è limitata nel tempo e, quindi, dopo un pò, ci abbandonerà. L’ansia, infatti, è una risposta utile in alcune situazioni, ad esempio quando si deve rispondere rapidamente ad un pericolo oppure si deve gestire una situazione stressante.
Chi soffre di un Disturbo d’Ansia Generalizzato, invece, presenta una persistente preoccupazione, eccessiva rispetto alle situazioni che la generano e che riguarda numerosi eventi e circostanze. Inoltre, le persone con questa difficoltà, sono notevolmente disturbate dal loro livello di ansia che interferisce notevolmente nella vita quotidiana.
Le persone che soffrono di questo disturbo, in genere:
- si sentono sempre tese, agitate, sul punto di ricevere cattive notizie o con la percezione costante che qualcosa di brutto stia per capitare;
- fanno fatica a concentrarsi;
- hanno l’impressione di avere la mente “vuota”;
- sono facilmente affaticabili o comunque si stancano rapidamente;
- si irritano con grande facilità;
- hanno una scarsa qualità o quantità del sonno;
- provano in modo costante una certa tensione fisica;
- fanno fatica a rilassarsi
- hanno l’impressione di non riuscire a far fronte alle varie situazioni di vita quotidiana;
- si sentono giù di morale
- hanno paura di essere giudicati negativamente;
- hanno paura di un insuccesso;
- hanno la tendenza a volere fare tutto e bene, quasi alla perfezione.
Le preoccupazioni tipiche di questo disturbo:
- sono numerose;
- si succedono una dopo l’altra, senza dar tregua;
- sono accompagnate dalla sensazione di allarme, inquietudine, paura;
- investono situazioni di tutti i giorni come il lavoro o lo studio, lo stato di salute, le relazioni con le altre persone, il denaro, …;
- riguardano eventi futuri, lontani nel tempo;
- gli eventi futuri vengono sentiti come altamente negativi, quasi catastrofici, senza una reale probabilità che sia effettivamente così;
- sono molto difficili da controllare.
Questo problema colpisce circa il 3% della popolazione e, in genere, è presente fin dall’infanzia oppure dalla pre-adolescenza.
Pensieri e comportamenti che mantengono il problema
L’individuo è capace di riconoscere l’esagerazione della preoccupazione solo dopo che non si è verificato l’evento temuto.
Inoltre spesso si preoccupa di avere delle preoccupazioni, sviluppando così delle preoccupazioni di secondo livello. Esso potrebbe pensare qualcosa come “Non riuscirò mai a smettere di preoccuparmi”. In altri casi, invece, la persona potrebbe ritenere che le sue preoccupazioni siano utili, emettendo pensieri come “Se mi preoccupo per il peggio, quando arriverà, sarò in grado di affrontarlo meglio”. Entrambi questi meccanismi, per ragioni diverse, portano ad una sorta di circolo vizioso che non fa altro che aggravare la situazione.
Esistono poi dei comportamenti che possono mantenere se non addirittura peggiorare le preoccupazioni e l’ansia. Essi, principalmente, sono:
- il cercare rassicurazioni. Esempi di questo tipo di comportamento potrebbero essere l’andare dal medico non appena compare un qualsiasi sintomo fisico che; il sottoporsi ad indagini mediche di vario tipo per essere certi di non essere ammalati; il telefonare frequentemente alla persona cara per sincerarsi che non le sia successo niente di brutto; … L’effetto positivo di questo tipo di condotta è di breve durata e solo apparente;
- l’evitare le situazioni temute. Alcuni esempi di questo comportamento potrebbero essere il non ascoltare il telegiornale o il non leggere il giornale perchè i racconti di disastri o malattie potrebbero scatenare preoccupazione o apprensione;
- il rinviare. Il rinviare potrebbe essere considerato una forma particolare di evitamento e consiste nel non iniziare una attività per paura di un risultato percepito come non soddisfacente;
- il voler fare tutto troppo bene, alla perfezione. Ad esempio, continuare a controllare il proprio lavoro per essere sicuri che non contenga errori è un tipo di comportamento che rinforza il problema;
- il tentare attivamente di sopprimere le proprie preoccupazioni. Se la persona tenta di sopprimere i propri pensieri ansiogeni ottiene esattamente l’effetto opposto, proprio perchè concentra su di essi tutta la sua attenzione.
Quali sono le cause?
Lo sviluppo di questo disturbo è legato alla combinazione di più cause:
- le caratteristiche specifiche della personalità, del carattere e del temperamento;
- l’effetto dell’ambiente che ci circonda e degli avvenimenti della vita;
- il modo di leggere ed interpretare il mondo.
Come si affronta?
I trattamenti riconosciuti come più efficaci sono la terapia farmacologica e la psicoterapia.
Il trattamento farmacologico prevede, in genere, l’assunzione di farmaci antidepressivi. Essi risultano abbastanza efficaci e sicuri, in quanto presentano pochi effetti collaterali e danno buoni risultati nel giro di qualche mese. Se però vengono utilizzati solo i farmaci, una volta interrotta la loro assunzione, è possibile che i sintomi si ripresentino in tutta la loro forza, in quanto non si è agito sulle sue cause che hanno generato il problema.
Proprio per questa ragione, spesso i clinici associano al trattamento farmacologico quello psicoterapeutico.
Riguardo alla psicoterapia, da diversi studi scientifici risulta che, nella cura del disturbo d’ansia generalizzato, il trattamento cognitivo-comportamentale, è il più efficace.